Appello allo Stato. No! a Via Giorgio Almirante. Lettera aperta al Prefetto di Verona
Comunicato stampa del 20 gennaio 2020
Il Consiglio direttivo de “La città che sale” ha consegnato stamattina lunedì 20 gennaio una lettera aperta al Prefetto di Verona, dr. Giovanni Cafagna, per invitarlo a non autorizzare la recente delibera avanzata dalla Giunta comunale di Verona di intitolare una strada cittadina all’on. Giorgio Almirante.
Le ragioni della opposizione sono giuridiche, storiche e politiche. Innanzitutto, la proposta appare in contrasto con le disposizioni del Regolamento comunale. La vita, le scelte, i valori e le azioni di Giorgio Almirante non sono state in nessun caso, né durante il fascismo, né durante la Repubblica, “testimonianza dello sviluppo materiale e civile”: requisito esplicitamente previsto dalla normativa comunale.
Sul piano storico, Giorgio Almirante fu segretario di redazione della rivista “La difesa della razza”; convinto repubblichino in uno stato alleato alla Germania nazista di Adolf Hitler; impegnato in posizioni apicali nella lotta antipartigiana. Il contesto storico di allora vide la contrapposizione feroce di regimi totalitari criminali come quelli fascista, nazista e comunista, ma questo non può giustificare o minimizzare, alla luce dei valori liberali e democratici della nostra costituzione repubblicana, le tragiche scelte degli uomini di allora. Tanto più che Giorgio Almirante mai dichiarò pentimento e dissociazione verso le proprie responsabilità ideologiche, politiche e militari relative a quel periodo storico: nemmeno quando la nuova democrazia repubblicana, che lui aveva combattuto militarmente, gli concesse, nel dopoguerra, di essere eletto più volte nel Parlamento nazionale.
Va anche ricordato che la seconda guerra mondiale è stata combattuta e vinta anche da Paesi caratterizzati da limpide tradizioni liberali e democratiche come la Francia, l’Inghilterra, gli Stati Uniti.
Sul piano politico, riteniamo infine che la proposta di intitolare una via a Giorgio Almirante, quasi contemporanea al lodevole riconoscimento della cittadinanza onoraria veronese alla senatrice Liliana Segre, compiuto unanimemente dal Consiglio comunale, esponga l’intera città al ridicolo, oltre che alla indignazione, configurando una sorta di grottesca, anacronistica e strumentale compensazione ideologica.
Come può la stessa città celebrare, contemporaneamente, la vittima di uno dei più abominevoli regimi politici novecenteschi, quello nazifascista, e intitolare una strada ad uno dei responsabili diretti di quello stesso regime? Che senso ha insistere con questi atteggiamenti ideologici a 75 anni dalla fondazione della Repubblica e a 30 dalla fine della guerra fredda?
Quella di Verona è una società evoluta, operosa, colta, dotata di forti radici democratiche, che non ha bisogno di lugubri sguardi rivolti nostalgicamente al passato, ma di tante energie, a partire da quelle dei suoi giovani, per costruire liberamente e serenamente il proprio futuro.
Confidiamo perciò che il Prefetto valuti con obiettivo equilibrio la delibera e non la autorizzi per la palese insensatezza.
I soci fondatori de La città che sale
Alberto Battaggia (presidente)
Luciano Butti
Gian Arnaldo Caleffi
Roberto Capuzzo
Maurizio Cimetti
Roberto Giacobazzi
Paola Marini
Anna Maria Molino
Roberto Ricciuti