Missione impossibile
Come la Dc, senza la Dc, contro la Politica che c’è
di Alberto Battaggia
Abstract. Al Convegno “Un progetto da condividere perché Verona riparta” manca il progetto. Ci sono tutti, ma non Cariverona: architrave storica della città. Il nemico di tutti: la Politica che c’è. Anche per il sindaco, dubbioso della sua maggioranza dopo il primo disastroso quadrimestre 2020. Il Rettore ha le idee chiare, ma solo per sè. Rifare la Dc senza la Dc: missione impossibile.
I toni sono stati lirici: “siamo come i costituenti nel dopoguerra” (Sboarina); “siamo il modello Verona” (Nocini); “anteponiamo il Bene agli interessi individualistici” (Tomba)…; ma anche grevi: “una gestione dello stato italiano disastrosa” (Riello); “strumentalizzatori, sciacalli,creatori di fake nati per distruggere..” (Sboarina). Una “polifonia”, appunto: come ha spiegato all’inizio l’organizzatore dell’incontro Adriano Tomba della Fondazione Cattolica. Non c’erano proprio tutti, venerdì scorso 22 maggio, ma molti sì, bisogna dirlo. Al tavolo, Camera di Commercio (Giuseppe Riello), Università di Verona (Pier Francesco Nocini), sindaco (Federico Sboarina). Mentre coinvitati da remoto erano Cattolica Assicurazioni, Verona Fiere, Aeroporto Catullo, Atv, Confcooperative, Coldiretti, Confcommercio, Confartigianato, Cisl, Confindustria, Apindustria, Casartigiani, Confederazione Agromeccanici, Banca di Verona. Più un’assente di grande peso, Fondazione Cariverona: che non si è dimenticata, proprio non doveva esserci. Denominatore comune, l’adesione alla Carta dei valori, ispirata alla Rerum Novarum, che nel 1891 papa Leone XIII contrappose al Manifesto del partito comunista di Marx, prima che anche i braccianti della Valpadana gli scappassero via assieme agli operai di Milano e Torino. Oggi però, di comunisti manco l’ombra. E allora? Non è che la cosa sia chiarissima.
Il nemico che non c’è e quello che c’è
Se dovessimo indicare un avversario comune – perché senza quello è difficile mettere assieme interessi tanto diversi – ci sembrerebbe essere la Politica. Quella di tutti i giorni, fatta di votazioni, movimenti, liste elettorali, partiti, candidati. Un gruppo di sovversivi, dunque? Ma no, ci mancherebbe; diciamo la Politica attuale, quella che passa il convento, quella che c’è. E che non deve proprio piacere a costoro. Sorprendentemente, nemmeno al sindaco: che della politica attuale è (o dovrebbe essere) il regista. Anzi, è lui che avrebbe dovuto dare le carte al tavolo. Il quale si è lamentato un sacco delle strumentalizzazioni, delle polemiche, degli sgambetti. Cioè della Politica. Deve avere avuto presente – pensiamo – il terrificante primo quadrimestre dell’anno, iniziato a Palazzo Barbieri con la doppia intitolazione delle vie urbane a Segre-Almirante (seguito da fischi e lazzi a livello nazionale); proseguito con la brillante proposta del drug test nelle scuole superiori (abortita per auto-resa dei promotori in un misto di “beh, veramente.. avevamo letto male…ah, è stato condannato?…”); e proseguita, in questi giorni, con l’autodenuncia rivelatrice sulla fusione Agsm-A2A: la gara c’era ma non si vedeva. Non l’avevano vista nemmeno i suoi dubbiosi partner, tanto che non si sa cosa faranno: “su quella che chiamo ‘il fiore nel deserto’ [sic] ogni consigliere di maggioranza o di opposizione si prenderà le sue responsabilità…”, ha precisato il sindaco. Insomma, buoni motivi per lamentarsi, l’avvocato Sboarina ne aveva eccome.
Ma allora, chi farà la Politica? Noi!
Allora, se a Verona la Politica proprio non funziona e lo dice perfino il sindaco, chi la farà?. “Noi!”, si devono essere detti i partigiani della Carta dei valori. Il ragionamento – ci sembra di capire – è questo: quei pasticcioni dei consiglieri comunali e degli assessori combinano poco o niente e alla fine ci intralciano. Bisogna che troviamo un collante esterno alle istituzioni che permetta a chi conta – cioè a noi – di fare quello che è giusto fare. E cosa può essere a Verona il mastice se non il cattolicesimo? Non abbiamo ancora un vescovo, delle parrocchie, dei preti, dei fedeli? La Verona del dopoguerra Covid non è un po’ come la Verona del dopoguerra Hitler? E allora rifacciamo la Democrazia Cristiana, che litigava ma poi faceva i progetti. Mah. La differenza, secondo noi, è che la Dc di allora era un vero partito, articolato, diffuso, finanziato. Che aveva alle spalle una vera Chiesa. E che combatteva un vero nemico: il comunismo del compagno Stalin. Oggi, con chi combatte la Dottrina sociale della Chiesa? Con i mal di pancia di Fratelli di Italia o i distinguo di Verona Domani? Con l’autonomia statutaria di Cariverona? E per fare che?
Per adesso, solo gli obiettivi dei singoli
Per adesso, ci sono solo gli obiettivi dei singoli. Il Rettore Nocini vorrebbe la Facoltà di Agraria e o di Ingegneria robotica a Verona; un flusso di donazioni industriali per l’Ateneo veronese; e poi la riqualificazione di Veronetta, un campus…. : lui un Progetto sembra averlo sul serio. Il presidente della Camera di Commercio, elencate le difficoltà innescate dal Covid (Fiera, Fondazione Arena, piccola impresa..), vorrebbe specialmente un altro governo nazionale. E ancor più, un’altra Fondazione Cariverona: “dovrebbe tornare alle origini – ha tuonato – impegnando le sue risorse non nella finanza, ma nell’economia veronese”. Insomma, ne ha avute per tutti. La tirata d’orecchi a Cariverona fa pensare. Magari non sappiamo certe cose, ma se il leit motiv del convegno era “Fare squadra”, “Tutti uniti”, “Assieme per Verona”, “bando agli egoismi”….: come si concilia lo spirito ecumenico enunciato dai convegnisti con il sonoro ceffone calato su uno dei cardini finanziari storici della città, per di più presieduto da un ex Rettore? Perché poi, tutte queste faccende, hanno a che fare con risorse spendibili. E Cariverona ne ha e ne avrà; e ne ha già spese un sacco per Verona, in questi anni.
Il ruolo di Cariverona
Vengono in mente, ad esempio, i 120 milioni di euro investiti per il nuovo Polo chirurgico dell’Ospedale di Borgo Trento; oppure quelli movimentati dall’annunciato “Piano Folin” in un’ottica di ristrutturazione urbanistica del Centro storico, da attuare col Comune di Verona… Non c’è investimento strategico prospettato in questa città che non passi in qualche modo attraverso Cariverona. Insomma, mica facile unirsi con tutti, lanciare la Grande Verona, e lasciare fuori lei. Allora: se la Dc non si può rifare; se manca il Grande Nemico; se mancano attori fondamentali della scena veronese; se il sindaco non può assicurare la realizzazione dei suoi progetti per deficit di maggioranza; se all’interno della finanza veronese volano gli stracci; se l’opposizione di sinistra sembra più responsabile della maggioranza di destra; se gli attori non hanno un copione; se, se, se…. beh, l’impressione è che la Carta dei valori si sia lanciata in un’impresa temeraria: fare Politica senza Politica. Missione impossibile. Non ci riusciva nemmeno la Democrazia Cristiana.