Settembre a scuola
di Luciano Butti
Da ragazzino non avevo un carattere particolarmente forte né indipendente. Mi ha salvato la scuola. Se per un anno avessi dovuto trascorrere con mia madre, che non lavorava, tre mattine su sei, sarebbe stato un disastro. Questa osservazione sarebbe più che sufficiente per contrastare la proposta di mandare bambini o ragazzi a scuola solo tre giorni su sei, il prossimo anno. Ma c’è molto di più. La qualità della didattica sarebbe gravemente pregiudicata. La scuola – unico ascensore sociale e di coscienza critica ancora in servizio – sarebbe nei fatti dimezzata. Ed il peso dell’assistenza a casa graverebbe soprattutto sulle madri, le cui prospettive di sviluppo professionale verrebbero ancora una volta sacrificate.
Insomma, la scuola il prossimo anno dovrebbe riaprire, con bambini e ragazzi in classe, al più tardi il 1 settembre. Non il 15 o il 20. Ed a luglio e agosto sarebbe opportuno avviare qualche sperimentazione, per arrivare a settembre meglio preparati. Speriamo che anche a Verona vi siano il coraggio e l’organizzazione che servono per avviare progetti di questo tipo. Abbiamo ormai meno di quattro mesi per organizzare questa riapertura. Nuovi locali, orari per il personale allungati a fronte di un pagamento straordinario, utilizzo delle scuole mattina e pomeriggio, nuove assunzioni (in parte anche a termine, finché durerà l’emergenza). E parte dell’insegnamento, anche per i bambini della materna, all’aperto, dove si può imparare molto: meglio del resto un raffreddore, che stare sempre con la mamma. Infine, un’organizzazione sanitaria pronta a prevenire e gestire eventuali focolai.
Occorre poi la consapevolezza che il rischio zero non esiste. Non esiste per medici, infermieri, autisti dei bus, cassieri, addetti alla raccolta rifiuti, molti liberi professionisti, dipendenti pubblici e privati a contatto con il pubblico, lavoratori di aziende strategiche che non hanno mai chiuso (persone non tutte giovani). Bene, anche la scuola è un’azienda strategica e il rischio zero non esiste nemmeno per insegnanti, personale, bambini e genitori. Questo rischio tuttavia per i bambini è assolutamente trascurabile, mentre per tutti può essere molto ridotto investendo sulla scuola in questi mesi. Dove si trovano i soldi? In due modi. Il primo è quello di utilizzare per la sanità i fondi del Mes, ora senza condizionalità, senza impegnare qui altre risorse. Il secondo è quello di non rendere permanenti o quasi, come invece molti vorrebbero, i bonus a pioggia giustamente distribuiti nelle settimane dell’emergenza. Basta bonus erogati senza priorità e senza alcun disegno strategico, per favore. Abbiamo bisogno, anche per sostenere l’economia, di una scuola e di una sanità migliori e che non si fermino. Non di una società iperassistita, paurosa e sempre servilmente in attesa di favori da parte del potere.
Condivido tutto e spero che le persone dotate di un minimo di buon senso si attivino per fare condividere quello che e giusto e utile per tutti, in particolare ad una parte della popolazione, per il momento “debole”, ma che rappresenta il futuro dell’umanità: i bambini!
Sto ascoltando ( ovviare in videochat) tutti i miei ” bambini”, ne vedi di felici, di nostalgici, di impauriti, di curiosi…ma nei loro occhi e nelle loro reazioni vedo disorientamento. Dietro alla loro comune domanda:” maestra ma quando torniamo a scuola?” C’è tanta voglia e bisogno di amici, di esperienze, di risposte…grazie Luciano per il tuo intervento, spero sia ” illuminante” …