CoronaVersi

di Giancarlo Mastella

Giancarlo Mastella è imprenditore e poeta

21 marzo 2022, Giornata internazionale della poesia

Povera poesia che sfuggi dalle manI
poveri mani che ti stringono dal tuo fuggire
poveri poeti che guardano il cielo rosso
povero cielo in cerca di altri colori, forse il blu, il rosa del tramonto
poveri destini che si incrociano nei rifugi
poveri rifugi del silenzio, eremi affranti.

Perdono il sole il suo calore

Perdono il sole il suo calore
il vino il sapore della terra
i volti le mani gli abbracci la loro essenza di volti di mani di abbracci
le stazioni dei treni perdono il grande tabellone degli orari, perdono il numero dei binari……nessuno piu’ canta
nessuno piu’ canta di amori impossibili e di rabbia giovanile
nessuno apre piu’ negozi di giocattoli
i giocattoli sono usati i cibi in scatola i dolori iscatolati anch’essi nella neve
gli artisti imparano le parole delle trincee
i superstiti della seconda guerra mondiale fanno scuola ai nipoti che affrontano la terza con le stesse scarpe e le stesse carte geografiche……..

Il Buongoverno

A volte sai i versi……………………………Di prosa in prosa
di abbecedario in abbecedario
annega la città
e
così
l’acqua
del suo antico fiume
disperde
della parola
Buongoverno
anche lo scheletro.

Verona, 1 novembre 2021

Io chiudo, io apro

Oggi stesso anche se potrei tenere aperto, chiudo. Vado al mare, fotografo le onde, apro la sedia, apro la mente e il bagaglio ammuffito dei sogni e chiudo finalmente una storia d’amore in cui nessuno s’amava piu’. Io invece apro anche se dovrei per decreto chiudere e sbarrare le serrande. Apro ai rumori della strada, alla luce del primo tenue sole, alle persone che vagano in silenzio e pare preghino,chiudo a quest’assurda idea di non farmela piacere più perché mi condivide, mi divide, mi dà un pezzo di se’, perfino mi bacia a metà’, perfino il tacco della sua scarpa destra è diverso da quello di sinistra. Io non apro ne’ chiudo , scrivo poesie sull’assenza, deliro di giorno e sono lucido la notte nel momento che il doppio cuscino sostiene una testa aperta e chiusa, di passionevoli leggerezze, una testa stanca per il troppo girarsi attorno , una testa di circostanze e di affanni ignoti.

25 marzo Dantedi’

Poi, come lo foco movesi in altura
per la sua forma ch’e’ nata a salire
la’ dove più in sua matera dura
così l’animo preso entra in disire,
ch’e’ moto spiritale, e mai non posa
fin che la cosa amata il fa gioire

Purgatorio XVIII 28-33

21 marzo 2021
Giornata internazionale della poesia.
Ad Andrea Zanzotto* nel centenario della nascita

Caro Andrea ti scrivo perché cento anni sono pochi
luccichii fosfeni risa deboli fuochi
inermi fuochi ad illuminare le vigne
mi preme dirtelo che qui non abbiamo più fiato
neanche mi sento di passare il ponte di Vidor

parlarti sotto la frasca
solo la tua immagine smilza casca a pennello
metafora degli uccelli migranti
sempre fermi sempre in volo
belta’ attonite dei versi tragici che scriveresti ora se sapessi
ma forse li hai già scritti forse hai già saputo
e forse la tragedia non ti prenderebbe la gola
la tedia del mondo tu e il Duca di Rolle soffochereste di ombre:
povere ombre e zolle amare
amare il paesaggio
non sfuggire dalle parole
cantilene in petel che tutti vedano gli orizzonti delle colline
almeno quelli almeno finché l’occhio non tirera’ al mare
muti possiamo dialogare tra le egloghe di queste Venezie diffuse
tra il cielo terso degli dei pagani.

Verona, 21 marzo 2021

*Pieve di Soligo, 10 ottobre 1921 – Conegliano, 18 ottobre 2011, ndr

Il tempo dei fiori

Il tempo dei fiori si adagia supino sul manto stradale
e sugli amori divenuti taciturni
prima del ponte i venditori di mimose vogliono farsi notare da chi corre via senza meta
il fronte e’ cosi’ vicino che i cannoni si sentono appena oltre l’ansa dell’Adige
ogni cosa avvolge l’imbrunire
e niente ci ricorda che oggi è l’otto di marzo duemilaventuno

Verona, 8 marzo 2021

Cerco la luce nei fili d’erba lasciati dall’inverno

Cerco la luce nei fili d’erba lasciati dall’inverno
fra gli animali del prato, le creature di Francesco,non ancora spillover dei desideri e delle paure
cerco questi infiniti attimi di terrore atavico
e mi consolo negandolo/dicendomi che era il sogno di un anno fa
Tremori e piaceri democraticamente illesi, in quest’agoraà domestica solatia primaverile fino a scaldare le ossa.Bagnate dalle catastrofi imminenti.
La luce planetaria
dio arcano
lampioni fosforescenti dei viali metropolitani
lucciole delle poesie: cerco la luce per amore scarno nudo del buio
verso la polvere dell’Ovest che mi guida
sollevata da cavalli senza pudore, maestri dell’orientamento e della corsa alla luce.

Verona, 2 marzo 2021

Amore ai tempi del Covid

Oh cara amica, mani e bocca fatate, pensieri dolci tra fantasie, lussuriose e letture del mondo che va, viene, poi ancora,come le barche ondeggianti e i neon appena riparati

Verona, 12 gennaio 2021

2020

Non so pronunciare il tuo nome
Ti chiami Sodoma Pape Satan Aleppe Overlook Hotel
Cosa hai creato con i tuoi travestimenti, le scene madri senza applauso, i cieli infranti, la delusione poetica?
Non so come urlarti dietro quando passerai per strada: Buchenwald Uriah Heep Papà Germont Twin Towers
Lasci l’erba secca, memorie incompiute, amori scomparsi all’improvviso, lasci l’angoscia di onde incavalcabili, lasci silenzi e ombre sul muro
Che nome hai? Augusto Pinochet Ugarte Matrigna di Cenerentola Goldfinger Il Grande Inquisitore Mackie Messer?Tutti i nomi per mai chiamarti.

Verona, 1 gennaio 2021

Cuore di tenebra

Cuore di tenebra, lui che non lo era mai stato
l’infagottato pastore alla cerca della stella cangiante
giro’ infinite volte quel prato arso alzando gli occhi in perso stupore
nulla vide nel cielo nulla della promessa
cuore di tenebra cammino’, pecore belanti ed il cane a seguire fino ad un anfratto nero
e poi si pose supino se arrivasse , per caso, una luce un chiarore un fermo improvviso al belare del gregge
ma attese lungo la rotta del tempo lungo il rumore del silenzio lungo la vita che andava
attese, cuore di tenebra, il prossimo natale.

20 dicembre 2020

Presagio di cose buone

Presagio di cose buone
e d’erba
ma, come ogni presagio, antico e nuovo
le cose buone
si fanno scacciare dalle cattive
in quel gioco di tiraemolla: i sapori delle risate bouillabaise col pianto
altalene perdute e dondolii delle vigne
alla cerca della pioggia per fare il vino delle grandi tavole
ristoro dei pesi infiniti e di occhi amorevoli che guardano invano
Non so che immaginare della mia scrittura a singhiozzo
e m’adagio sul profilo dell’Amiata
teste d’accusa di parole mute, giudice supremo della musicalità.

18 agosto 2020

Carne, carne, carne

Carne carne carne
potresti darmi carne invece di pensieri
occhi veri invece di lanterne magiche
labbra di fuoco al posto di zucchero filato
mani che s’insinuano la notte e il giorno non fantasticherie da quattro soldi
potresti darmi spalle ginocchia natiche
potresti darmi carne corpo vita
lasciare l’anima in soffitta almeno per l’estate che resta?

28 luglio 2020

Aperture

Apriamo le porte. Per vedere cosa? Per vedere che? Tu che dormi? Il toast che brucia? Le biblioteche dei nonni? Le ultime bottiglie salvate dai bagordi della notte? Vedere cosa? Vedere che? Apro la porta, faccio un passo, felpatamente come se stessi per commettere un delitto o l’avessi già commesso. Torno sui miei passi, mi rinchiudo dentro: sognare le stelle la my vida my amor . Apro domani? Non credo che apriro’.

17 maggio 2020

Fuori

Rischiara fuori l’erba
bagnata dal piovasco
e dagli eventi
il fosco presagio
di morale indegnità
attenua i morsi
scossi persi derisi
e in libertà. Nel punto dove l’obelisco
disegnato dagli alberi
svetta
e saetta
nel cielo
il suo pandemico abbraccio
ogni voce acquieta
l’ardire
pallida transumanza tra gli echi
del dies irae
incerta danza
fuori dalle trincee

12 maggio 2020

Afasia

Non ho più voce per questa fase
la mia fase è afasica
mi dicono esci
ma non esco
fa sport
ma non faccio sport
compra cibi d’asporto
ma non compro cibi d’asporto
vai al funerale se ti invitano
ma io non vado al funerale nemmeno se mi invitano
corri da tuo cugino di secondo grado
ma io non corro mai
cammino solamente
e neanche conosco il nome di mio cugino
vestiti prima di dormire
ma io resto nudo quando dormo
accumula libri senza leggerli

ma io tento di leggere e poi accumulo
taglia l’erba ogni quattro giorni
così il prato è ben rasato
ma io detesto i prati rasati
dimentica il riso in bianco
il quarto atto del Don Carlo
i suoi occhi che ti guardano ancora
ma io non posso dimenticare
non posso obbedire
non posso sfinirmi
finché non scorgo fine all’orizzonte

6 maggio 2020

Feuerbach

Con il bastone madreperla in mano
la testa di cane a pomolo
sorrideva a tutti: belli brutti sani matti afflitti da tremori e da antichi piaceri
“Sorry, are you a left-wing Hegelian?”
ci scambiavamo doni
noi, amici d’un tempo, i rocher
lui pupazzetti di carta ritagliati
forse filosofi
forse attori dannati
forse liberi pensieri
solo scarabocchi neri
perse tempo e la mano
un’apoteosi di memoria e lotta
osterie canzoni
fantasie conturbanti
sempre osterie vini rossi a complemento Feurbach i Rolling Stones e la Callas
altra fantasia altra bellezza
“ Sorry, are you a left-wing Hegelian?”apostolo laico professore
l’ultima volta ti vedemmo prima di natale
in uscita ora dalla porta secondaria della casa di riposo. Senza bastone di madreperla. Senza pianti. Senza rocher.

Casa di Riposo, 27 aprile 2020

A Luis Sepulveda

Al mare dipinto di nero
sottrasse la madre quel guscio d’uovo
e tu, gabbianella,crescesti bella fino a volare
sotto il campanile i gatti s’inorgoglirono della promessa mantenuta
muta in cielo la squadra bianca sbatteva le ali
i mali del mondo erano lontani

16 aprile 2020

Agli amanti lontani

Vorrei essere con te
nei luoghi dove non sono
al limitare dei passi che compio
all’uscita degli aeroporti che non frequento
quando traccio sulla terra nuda linee solo sghembe
nella penombra dei miei poeti accatastati in giardino
vorrei essere dentro di te
a fare girotondi e capriole
a consolare i tuoi occhi attraverso i miei occhi
a scovare l’impossibile nei pensieri di tarda sera
mentre ti lavi ti vesti calzi le scarpe ti trucchi osando il rosso come non hai mai osato
vorrei scambiare il silenzio
la musica
le mani
il vino
vorrei esserti vicino
ecco così vicino, così vicino in modo che l’eco si dilegui e gli echi dell’universo si dileguino e tutto si dilegui
restare
gli abitanti del desiderio e dell’incompiutezza.

13 aprile 2020

Vigilia di Pasqua

Il paesaggio è lunare
un insieme di crateri
in quelli buoni si va giù
per vedere cosa c’è: l’alba l’aria la pioggia il petel di Zanzotto le complicazioni della vita e i fiori primaverili, in quelli cattivi le mascherine taroccate gli incubi notturni Bergamo violata le mani protese ai desideri. Incamminata verso i crateri
la specie umana scambia la resurrezione
con cesti di ciliegie ancora un poco asprigne
e si nega alle leggi della luna. Torna indietro
infinitamente piccola infinitamente grande
ma torna indietro
chiama le perversioni
con il nome di cose normali: letto finestra carta acqua stampante strada albero pallone dio
isola ciò che sa e conosce
con un nastro giallo (da scena criminale). I vecchi
di passaggio
custodiscono l’imballo.

Vigilia di Pasqua, 11 aprile 2020

Parole in rotolo

Volumi schiacciati.
Binocoli puntati al monte. Residui.
Rapide.
Riversi.
Campane.
Simulacri.
Pittori fiamminghi.
Bianco candido.
Bianco sporco.
Bianco.
Voci languide.
Tempo lascivo.
Diciannove.
Astrazioni.
Evidenze.
Distanze.
Murales
Verranno a te sull’aure.
Linee sghembe.
Arretro.
Mi dileguo.
Non ti scordar di me.
Gel.
Gelatine.
Gelati.
Giancarlo Mastella: Andati. Bagnati.

Senza sintomi.
Con i Sintomi.
Con i capelli al vento.
Ti guardo.
Ti bacio.
Ti rido addosso.
Eroi: come Ulisse?

Aporie.
Asimmetrie.
Nutrie.
Appuntite.
Matite.
Spilli.
Aghi.
Spade.
Finisterrae.
Lodevole.
Patto.
Ratto.
Misfatto.
Virologo.
Vir bonus.
Azzardo.
Urla.
Sfinimento.
Rinascita.
Nascita.
Patologo.
Paleontologo.
Palombaro.
Panchinaro.
Covo.
Covi.
Diaspora.
Disadorno.
Crema.
Crematorio.
Figlio.
Figlio Figlio mio vermiglio.
Equazione.
Fratto.
Decimazione.
Irrisione.
Finita.

Sole.
Tutti al sole
Tutti al mare.
Tutti a casa.
Tutti.
Sfilati.
Rosso.
Rosso due volte.
Rosso fuoco.
Commedia tragica. Trascendo.
Abluzione.
India.
Come l’India.
Stanchezza.
Ossigeno.
Ossigenoterapia.
Fraglia intensa.
Intensiva.
Casta Diva.
La luna.
Gia’, la luna.
I poeti.
I filosofi.
I medici.
I poveri di spirito.
Gli apostoli.
I dogi.
Cadere.
Piano.
Forte.
Bazooka.
Emergency.
Asfodeli.

4 aprile 2020

Il sogno di W.H.Auden

Some possible dream, long coiled in the ammonite’s
slumber
Is uncurling, prepared to lay on our talk and kindness
Its military silence, its surgeon’s idea of pain


……

Un possibile sogno, a lungo
avvolto nel sonno
dell‘ammonite
Si dipana, pronto a stender su bontà e parole nostre
Il suo silenzio militare, la sua idea da chirurgo del
dolore……..
W.H. Auden, maggio 1932 da Poesie scelte
Già W.H. Auden e il suo inglese poetico, con la dolcezza delle parole tremende, delle sue
prebende
divenute arpe cori e tenerezze
Come anche noi essere arpisti, medici del dolore, come Merlino e i cavalieri passare le colonne, come rischiare d’essere in pace e guardare le nuove vegetazioni, come baciare le mani i capelli le bocche avidamente
come come come.
Verso le rade vergini dei nostri cuori
una densa chiglia portiamo allo scopo finale
di scendere dalle navi
inoltrarsi in questo paesaggio cambiato
occhi in su, le teste pigre
appoggiate l’una sulle spalle degli altri.

31 marzo 2020

La solitudine

Solitudine spersa
di voci immaginate
rubate al desiderio
una solitudine tersa

Di fronte alle foglie del pruno
cede l’animo
smarrito
stordito dalla musica moderna
le foglie sono come il perdono

Perdono le idiozie le incompetenze
chi erra chi acconsente
chi mente due volte perfino
le inettitudini le demenze

Solitudine spersa
generazioni andate
senza il saluto dei figli
una solitudine tersa
una guerra persa

26 marzo 2020

La cantilena delle rose

Un cinese di Wuhan
disse e predisse
l’avvento delle rose
le Callas le Golden le Banksiae prive di spine
Un cinese poetico
stralunato dadaista
ermetico
predisse la fine
una fine senza spine
disse

C’erano li’ ad ascoltare il vaticinio
Mnemosine e Tiresia l’indovino
esperti di memoria e di destino
il destino di maggio.
 

Vennero a gruppi
i testimoni del messaggio
come pastori senza indugiare
attorno al cinese di Wuhan
attorno alle rose da guardare:
Andrea
il mio Andrea di Pieve di Soligo
Pasolini Pierpaolo
uccellacci e uccellini a braccio con Fellini
il signor Prevert
gabbietta in mano
cattura i pennuti dell’italiano
la signorina Dickinson molto ansiosa
interroga il cinese
sui morti e i vivi del suo paese
beve un te con Veronica Franco
perché c’è sempre una cortigiana nelle feste del dopo buriana. 


Poesia di maggio
fatta di marzo
svezzamento spirituale
baci in bocca alle mie donne
visi sorridenti di gaie madonne. 

20 marzo 2020

L’apericena

Mi appello, vostro Onore, 
al fatto di essere vecchio
e ceduto al mercato per pochi sesterzi. 

La mia vecchiaia è conto terzi: 
per terzi tengo i nipoti, 
per terzi dono il sangue, 
per terzi organizzo la sagra del paese, 
a volte ci metto oltre un mese, 
per terzi distribuisco volantini del partito, 
un rito vecchio più di me, 
per terzi aiuto Tano, 
il mio amico in pensione 
ad arrivare in fondo,  a non pensarsi in prigione

il mio un terzo, 
i miei due, 
i miei tre terzi. 

Colonna sociale, 
difesa naturale della specie,
pubblicita’ del Prostamol 
che così mia moglie non avrà’ più 
gli alibi che ha sempre avuto……

Vostro Onore non vorrei morire
per un virus selettivo,
mi appello se volesse dare anche a me 
un respiratore,
a me che ho letto Jack London, 
Gramsci Antonio, 
Il Corsaro Nero, 
a me che sulla mia lapide al cimitero 
sarà scritto
”Non scelse un apericena”

13 marzo 2020

Giochi in casa

Nelle case. 
Rimanete nelle case. 
Dove trovate mestoli, presine, calendari di frate indovino,
il lievito bertolini, le figurine di riva e rivera, 
belfagor la sera.

E se pensate, reietti,
che era un gioco di tanti anni fa
fate finta di giocare ancora,
la vostra ora è giocare,
parlarvi a distanza, 
amarvi a distanza con tecniche strane, 
baci dalle liane, 
copule immaginate, 
sorrisi compiacenti senza neanche aver iniziato. 

Un gioco malato 
da trasformare in sano, 
l’azzardo del capitano: 
vedere il porto dove c’è orizzonte, 
solo per la voglia di tornare. 

11 marzo 2020

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