Sardine sorgive
Le prospettive del movimento. La “felicità pubblica” di Hannah Arendt e le logiche della politica. I rischi dello spontaneismo e quelli della forma partito. Masse e Social media. Tavola rotonda tra filosofi e militanti
A cura di Alberto Battaggia
Hanno partecipato
Daniele Bassi, ricercatore in Filosofia politica
Lorenzo Bernini, docente di Filosofia politica
Adriana Cavarero, docente di Filosofia politica
Olivia Guaraldo, docente di Filosofia politica
Jacopo Buffolo, studente di Storia
Catalin Colciu, studente Scuole superiori
Sofia Modenese, studentessa di Filosofia
Nicolò Tambosso, studente Scuole superiori
A pochi giorni dall’impegno del movimento delle Sardine nelle elezioni amministrative emiliano-romagnole, per molti osservatori decisivo per il successo di Stefano Bonaccini, quattro protagonisti veronesi del movimento si sono confrontati con altrettanti filosofi della politica della università di Verona.
Olivia Guaraldo dirige il Centro Studi Politici di Hannah Arendt, che si propone di interpretare la realtà politica sulla scorta del pensiero della grande filosofa e politologa germano-statunitense. Il Centro si è sviluppato a partire dagli studi di Adriana Cavarero, una delle più originali e apprezzate interpreti del pensiero della Arendt a livello internazionale. L’occasione del confronto è venuto da un suo recente saggio, Democrazia sorgiva, che teorizzava quello che sarebbe avvenuto pochi giorni dopo, quando il movimento delle Sardine è improvvisamente esploso nella famosa manifestazione del 14 novembre in piazza Maggiore a Bologna. La tavola rotonda si è svolta nel pomeriggio dello scorso 5 febbraio. Chiameremo tutti i partecipanti per nome, mentre chi ha condotto la tavola è indicato con Lccs.
LCCS. Vediamo di conoscere i protagonisti veronesi del movimento. Vi inviterei a presentarvi e spiegarci come siete diventate..sardine.
Catalin. Io sono uno studente all’ultimo anno delle superiori. Ho conosciuto le sardine a Bologna; ci sono andato perché faccio parte della Rete degli studenti medi e mi sentivo vicino a questa iniziativa.
Nicolò. Anch’io sono al quinto anno, al Pindemonte; ho cominciato a frequentare le sardine dalla manifestazione di Verona. Faccio parte anch’io della Rete degli studenti medi.
Sofia Sono una studentessa di Scienze della formazione. Oltre che studiare, lavoro, seguo ragazzi in difficoltà. Ho conosciuto le Sardine dalla loro pagina su Facebook. Mi piace scrivere e mi sono messa a disposizione.
Jacopo. Io sto studiando Storia. Prima di questa esperienza ho fatto parte della Rete degli studenti medi, quando frequentavo il liceo Galilei.
LCCS Jacopo, tu sei stato uno dei fondatori del movimento a Verona: spiegaci come hai fatto, concretamente
Il gruppo delle sardine l’abbiamo aperto, io e qualche altro, dopo l’esperienza di Bologna, e, successivamente, quella di Modena. Abbiamo semplicemente creato un gruppo Facebook, invitando qualche amico a seguirci, senza collegarlo ad un evento particolare. Le persone hanno iniziato ad aderire in fretta, moltiplicate dagli algoritmi di Facebook. Attualmente conta 14820 membri. Abbiamo anche aperto una pagina Facebook, che oggi ha più di 4800 follower.
LCCS Come gestite questi strumenti? Controllate i post? Ne arrivano di imbarazzanti, in un senso o nell’altro? E come selezionate gli argomenti da trattare?
La pagina è pubblica, mentre il gruppo è privato, sarebbe inutilmente rischioso gestirlo, altrimenti. I post li controlliamo, non c’è anarchia. Capita, a volte, che arrivino messaggi pesanti, contro Salvini, ad esempio, o contro di noi, ma non sono molti, devo dire. In queste primissime settimane siamo stati molto low profile, perchè le elezioni in Emilia Romagna hanno catalizzato gran parte delle attenzioni e questa è stata, d’altra parte, una vicenda molto motivante per tutti.
LCCS Adriana Cavarero, vediamo ora di entrare nel vivo delle questioni politiche. Partiamo da Democrazia sorgiva: in che senso il tuo saggio ha descritto quello che stava avvenendo?
ADRIANA Io. come i colleghi al tavolo, studio filosofia politica e, in particolare, Hannah Arendt. Una settimana prima della manifestazione di Bologna è uscita Democrazia sorgiva, dove ho di fatto descritto il fenomeno delle Sardine. Il saggio nasce da una più generale analisi della crisi della democrazia rappresentativa sulla quale convergono molti studi. Il contesto è quello che abbiamo conosciuto negli ultimi due anni: la presidenza Trump, l’Ungheria di Orban, la Brexit, il primo governo Conte…Si tratta di una crisi che investe la democrazia rappresentativa dal di dentro, svuotandola.
Di fronte a ciò, molti autori, ripensando agli elementi basici, fondamentali, di una democrazia, li hanno riconosciuti nella presenza di un qualche conflitto sociale permanente, come quello che oppone ricchi a poveri, esclusi ad inclusi; e hanno pensato che la stessa pratica di questo conflitto, come le dimostrazioni pubbliche o le proteste, siano qualche cosa di originario della democrazia stessa. Io invece, sulla scorta delle riflessioni di Hannah Arendt, ho teorizzato che la democrazia basilare, che ho chiamato “sorgiva”, nel senso che ha a che fare con la nascita della democrazia e della politica, consiste – prima del conflitto – in una esperienza diretta di partecipazione, di condivisione corporea di uno spazio fisico da parte di una pluralità di persone.
Le quali, in questa condivisione fisica, esperiscono un momento di “felicità pubblica”. I miei riferimenti sociali, in realtà, erano i movimenti che si erano sviluppati, prima delle Sardine, in diverse parti mondo, come le primavere arabe od Occupy Wall Street, nelle quali l’elemento politico per eccellenza era quello della “democrazia sorgiva”, di una nuova esigenza di “felicità pubblica”. Un’esigenza che precede quella di esprimere programmi specifici dettagliati, contenuti articolati. E’ sbagliato, perciò, rimproverare alle Sardine la vaghezza dei programmi, chiedere loro di esprimersi, che so?, sulla prescrizione o il debito pubblico.
Ai tempi della demagogia populista, c’è ancora spazio per un’esperienza democratica dell’agire politico? C’è ancora l’occasione, magari quando manifestiamo il nostro dissenso nelle piazze, di riscoprire quell’emozione del partecipare che Hannah Arendt chiama felicità pubblica? Appellandosi a questa emozione, Adriana Cavarero riflette qui sulla fase nascente di una democrazia esperita collettivamente nell’atto del suo sorgere. La democrazia sorgiva vive della creatività non violenta di un potere diffuso, partecipativo e relazionale, condiviso alla pari, anzi, costituito da una pluralità di attori, uguali proprio perché condividono orizzontalmente questo spazio. Rivisitando alcuni snodi del pensiero politico arendtiano, ma attraversando anche testi di Zola, Canetti, Pasternak e Barthes, il libro non manca di confrontarsi con il tema contemporaneo della ‘democrazia digitale’, del fenomeno dei ‘selfi e’ e, più in generale, del populismo.
(da Da Google Books )
Vedi anche la lusinghiera recensione giornalistica di Davide D’Alessandro su Il Foglio.
LCCS. Ma una connotazione politica, nel Movimento, c’è eccome
ADRIANA. Naturalmente. Le Sardine sono nate contro l’agire politico di Salvini, contro una certa destra: c’è sempre un elemento che fornisce il motivo per riunirsi, e magari prima o poi un programma verrà. Ma il vero significato politico, democratico, del movimento, è la pratica stessa della condivisione di uno spazio pubblico con i propri corpi, della partecipazione corporea. E questo non è solo un significato emotivo, culturale, o estetico, ma proprio politico. La Politica nasce dalla gioia della partecipazione. Dall’entusiasmo di condividere uno spazio materiale. Dopodiché è chiaro che non siamo nell’antica Atene, dove esisteva la possibilità concreta di praticare forme di democrazia diretta, ma in un mondo di nazioni, di grandi territori e in questo contesto la democrazia sorgiva non è risolutiva, non può esserlo, occorrono corpi intermedi, forme rappresentative di democrazia.
E’ importante, però, che anche in contesti rappresentativi, venga conservato lo spirito, il ricordo della democrazia sorgiva. Questo è il fondamento della democrazia. E questo hanno fatto le Sardine. Più che i contenuti veri e propri – che in realtà ci sono e sono condivisibili: niente odio, basta alla demagogia, rispetto dei diritti umani…. – l’elemento importante, l’elemento politico essenziale, non è la condivisione di questi contenuti ma il tipo di pratica materiale. Il fare politica ha il suo momento costitutivo, strutturale, in una partecipazione attraverso i corpi e le parole, la condivisione di uno spazio materiale – la piazza – entro il quale mostrarsi. Questo ha attirato la gente.
OLIVIA Tenendo presenti queste considerazioni, delle quali ci occupiamo da tempo nel nostro gruppo di studio, vorrei chiedervi, Jacopo, Nicolò, Catalin, Sofia, se, rispetto alle esperienze politiche più o meno intense che avete fatto precedentemente, avete constato delle diversità, delle differenze rilevanti nelle Sardine.
CATALIN. La prima mobilitazione a cui ho partecipato riguardava il cambiamento dell’esame di stato; poi, successivamente, a quelle di Fridays for Future. Di diverso e che mi piace, è il fatto che noi Sardine non siamo solo studenti. A Bologna è stato bello vedere giovanissimi e anziani; e non era necessario avere amici, si poteva andare anche da soli e sentirsi tra amici. C’erano .genitori coi bimbi che ballavano e cantavano “O bella ciao”….E questo è stato possibile perché non c’erano delle linee guida precise, dei contenuti vincolanti troppo precisi. E’ questo che ha reso possibile il successo del movimento.
SOFIA. Mi sono sempre interessata di politica ma non ho mai fatto attivismo vero e proprio. A livello personale ho parlato una volta in piazza, mi è stato chiesta anche la disponibilità a candidarmi in liste civiche e altro, ma non non ho mai trovato interesse sufficiente a farlo. Ho avuto invece piacere ad aderire a questa realtà perché abbastanza diversa dalla politica che mi hanno propinato fino ad ora.
NICOLO‘. Sono d’accordo, in piazza, finalmente, non ero uno studente che lottava per i suoi obiettivi particolari, come quando fai in un sindacato studentesco: qui in piazza sei un cittadino e lotti per i diritti di tutti.
ADRIANA Proprio così. mentre ci sono piazze riempite dalle rivendicazioni degli operai, degli studenti, di altre fasce sociali specifiche, queste piazze di “democrazia sorgiva” sono piazze dove chi è presente è presente come pluralità. Ognuno, con la sua storia, è una pluralità interagente: una condizione vicina ma diversa dalla appartenenza ad una massa. Certo, quando tutti cantano felici “O bella ciao” c’è un momento di fusione molto rischioso perché al limite del comportamento di massa, ma questi sono momenti intermittenti, perché poi si riconquista una condizione di pluralità e ti senti lì come cittadino, come diceva Nicolò.
LCCS Mi sembra interessante tornare al ruolo fondamentale che hanno avuto in queste esperienze i social: la tecnologia più avanzata ha permesso di recuperare forme sorgive, possiamo anche dire tradizionali, di socialità democratica
ADRIANA I social, in sé, tendono a creare delle bolle, a formare degli utenti come persone isolate. Internet è un’ipercomunicazione che ha come frutto l’individualismo. I social non possono costituire davvero un’arena politica: possono essere solo strumentali al fatto che ciò accada, perché la democrazia è uno spazio materiale, corporeo. Questa situazione si è materializzata anche negli Stati Uniti, ad esempio, quando, dopo una terribile strage di civili in un luogo pubblico, i ragazzi si orbanizzarono con i social per trovarsi e gli speaker furono poi eccezionalmente efficaci, permettendo così il passaggio dalla comunicazione sociale alla mobilitazione fisica. Senza social non nulla di ciò sarebbe potuto accadere,
SOFIA. Taluni usano i social come fine ultimo, invece sono solo uno strumento.
JACOPO L’analisi della professoressa Cavarero mi sembra allineata alla realtà. Va detto che l’esplosione incontrollata dei social è anche dovuta ad una gravissima lacuna della scuola, che è incapace di affrontare nuove sfide, che combatte l’uso dei telefoni a scuola senza cogliere le possibilità che essi offrono. Oggi usare bene uno smartphone può esser altrettanto importante che sapere tradurre una versione. I social che sono stati usati come luoghi esclusivi dell’agorà politica non hanno funzionato, perché si sono riempiti di profili fake, di fake news… Invece utilizzarli per darsi un appuntamento fisico è una cosa ben più interessante. L’idea di fondo delle Sardine era contrastare Salvini, ma poi, i partecipanti sono stati invitati a confezionare una propria sardina di carta, quindi a partecipare in modo attivo, fisicamente, portando la propria testimonianza col proprio corpo.
LCCS Dalle interviste rilasciate dai leader o portavoce nazionali, come Mattia Santori, sembra che desideriate mantenere un approccio più generale e universalistico, rispetto ai temi politici. Ma poi le questioni specifiche emergono sempre, in un modo o nell’altro. Non pensate che sia difficile mantenere questo atteggiamento?
LORENZO Un esempio concreto di una pratica di democrazia sorgiva è venuta dall’assemblea di Roma, quando era stato detto che forse c’era qualcosa da salvare del decreto sicurezza di Salvini del primo governo Conte. Su Facebook è scoppiato un finimondo. Ma poi, durante l’assemblea, è stata cambiata la posizione dopo un confronto democratico, un processo decisionale condiviso. Si può cambiare idea, correggersi, senza che nessuno abbia tradito nessuno.
OLIVIA Il fatto è che c’è anche una evidente incapacità di leggere i nuovi fenomeni, di interpretarli, Trovo penosa certa cultura di sinistra radicale che vi accusa di non esser abbastanza radicali o abbastanza seri: come se la politica fosse di proprietà di qualcuno che è abbastanza serio…Invece il vostro merito è di avere riaperto lo spazio pubblico alla partecipazione anche di chi si rifugiava prima nella sua scatoletta virtuale. Avere fatto ritornare i cittadini a questa idea di “felicità pubblica”. Un concetto introdotto da Hannah Arendt quando ha parlato della rivoluzione come di una esperienza innanzitutto di felicità. Una felicità che non provi se non quando la pratichi, della quale ti rendi conto quando la scopri in te questo desiderio, questo bisogno.
JACOPO Secondo me c’è un motivo per il quale le Sardine sono nate in Emilia Romagna, un territorio dove un certo tipo di cultura e tradizione sono premiate nella società. Quando le forze politiche che rappresentavano quelle istanze è entrato in crisi, una serie di valori e sentimenti dei quali sono impregnati la società sono riemersi. Ma poi, comunque, anche a Verona abbiamo radunato 6000 persone. Quindi certi valori sono comunque più diffusi di quello che si creda.
LCCS Quello della “democrazia sorgiva” è dunque un aspetto fondativo del movimento. Ma come evolverà il movimento? A Scampia è stata convocata un’assemblea organizzativa. Formulerete delle proposte? I territori si autorganizzano? Ci saranno delle elezioni interne? Voi stessi, che gestite la pagina e il gruppo Facebook in quanto li avete creati, continuerete a gestirle senza un formale mandato? ..
SOFIA. Al poi possiamo pensarci poi? Sono solo due mesi che esistiamo, un sacco di persone in tutto il Paese si sono svegliate e ci chiedete di decidere questo e quello…Mi viene in mente la banalità del male…bene, la parola chiave che è emersa alla prima piazza di Bologna è la parola “complessità”. Avere subito idee da concretizzare è difficile, abbiamo bisogno di tempo. Io sto imparando tantissimo da questa esperienza e dare risposte a queste domande sul poi è impossibile, ora, data la complessità di ciò che sta avvenendo. Perché se il male è banale, il bene è molto più complesso.
LCCSO Mi hai dato una risposta sofisticata, ma un poco evasiva…
JACOPO. Realisticamente, anche se hai 15 mila persone su un gruppo Facebook, non è che ti puoi svegliare la mattina e inventarti una struttura organizzativa che funzioni perfettamente. Ci sono un sacco di questioni complesse e sulle Sardine si sono riposte troppe aspettative. Tutti i movimenti – la sociologia insegna – hanno un proprio apice, una propria curva evolutiva. Cosa diventeremo non lo sappiamo nemmeno noi; in questo momento non c’è una struttura organizzativa che, per esempio, veda una maggioranza che spinge per la forma partito e una minoranza che auspichi di essere un movimento di opinione: è tutto da vedere.
LCCS Solo per capire: a Verona, per esempio, nessuno mette in discussione la vostra leadership?
JACOPO. Ma il problema è un altro. Un movimento si dà una struttura, si organizza, quando ha un obiettivo chiaro definito, concreto. I partiti si organizzano perché ci sono regole che definiscono la democrazia rappresentativa. Non è il momento di scendere troppo nella definizione degli obiettivi. L’obiettivo, come si è visto in tutti questi mesi, non è oggi tematizzare, perché se vai a scegliere troppo, nella complessità dei problemi e dei punti di vista, ti autodistruggi. Come ha fatto la sinistra in questo periodo,
LORENZO. Le decisioni si possono prendere in tanti modi, votando o discutendo. Michel Foucault diceva che i partiti politici hanno sequestrato la creatività politica. Invece non avere programmi precisi può essere estremamente produttivo, a meno che l’assenza di programma non sia anche assenza di pensiero. Non è vero che “fare politica” sia necessariamente prendere delle decisioni, la realtà può cambiare anche in altro modo.
LCCS Beh, certo. Si può anche pensare che fare politica sia sostanzialmente opporre resistenza alle pressioni del potere
OLIVIA Non necessariamente le due cose vanno divise. La democrazia rappresentativa, i partiti, le elezioni ci sono sempre, con le loro proposte e i loro programmi. Ma hanno altrettanto dignità di queste forme della politica coloro che, come è stato fatto, si fanno portavoce di alcune istanze “dei cittadini”. Se le Sardine hanno una funzione precisa è proprio quella di restituire dignità alla politica.
ADRIANA Esatto. Si tratta di costituire una riserva di potenziale democrazia…
DANIELE Facendo riferimento alle riflessioni di Maurice Halbwachs , che ha scritto un saggio intitolato I quadri sociali della memoria, alcuni studiosi sostengono che il populismo è una risposta semplicistica ad una latitanza della politica. Venti anni di liberismo selvaggio, di controriforme, di spoliticizzazione avrebbero portato i cittadini a perdere la coscienza collettiva della possibilità del cambiamento. Un tema che il movimento operaio tradizionale ha sempre tenacemente predicato. Forse per questo le Sardine sono nate in Emilia, dove questa memoria per fortuna è riemersa: è ancora possibile organizzarsi, trovarsi, cambiare.
LCCS Infatti. Proprio per questo, credo, l’assemblea di Scampia dovrebbe iniziare a dare concretezza a queste potenzialità
JACOPO A livello nazionale la complessità è ancora maggiore. E’ fuorviante ipotizzare per noi una forma partito. Un partito è organizzato perché ha un obiettivo.
LCCS Non è proprio così. I partiti sono strutture meno banalizzabili di quanto vorrebbe certa vulgata critica della forma partito. Intanto perché la Costituzione li contempla e poi perché il problema della riduzione della complessità non è un problema solo di oggi. La politica è sempre stata un tentativo di ridurre la complessità. Quindi il problema della forma partito, per dire di una organizzazione, c’è sempre, non si può eluderlo. Basti pensare all’esperienza dei 5 stelle: anche loro hanno cercato di trovare delle soluzioni al problema della riduzione della complessità coi gruppi di lavoro tematici, con la democrazia digitale, con i leader carismatici…Voi, pur senza incasellarvi in una forma partito tradizionale, nel momento in cui dovrete ridurre la complessità, come farete?
SOFIA Io non ho mai pensato di ridurre la complessità,..
ADRIANA Io ho fatto il 68, un movimento estesissimo, internazionale, in cui c’era un altissimo tasso di teoria. Per quanto lo capisco io, il movimento delle Sardine ha uno scarsissimo interesse per la teoria, e quindi per la forma partito, per Lenin, per Luhmann. Credo che quando Sofia parla di complessità non lo faccia perché voglia ridurla, ma per evidenziare il fatto che per lei e per altre moltissime persone l’esigenza primaria è oggi quella della partecipazione. Di lì poi si vedrà come fare il salto verso delle forme di rappresentanza in senso tecnico. Lo schema della situazione non è quello sessantottino per cui c’è una teoria forte che intende plasmare la realtà.
LCCS Facciamo un esempio. A Verona si sta parlando molto del drug test per gli studenti delle scuole medie superiori veronesi. Voi che ne pensate?
JACOPO Non vedo ragione per occuparcene. Ci sarà qualcun altro che lo fa, ci sono gli studenti medi. Potresti anche chiederci perché non ci occupiamo degli alberi abbattuti dal Comune o del Parco della Lessinia. Non possiamo rispondere a tutti i problemi, ai mali del mondo nei singoli contesti….Se mi costringi ad avere una posizione sul drug test, sull’ambiente, sul parco, divento un soggetto politico che ambisce a governare la complessità, un partito; se invece io su quel tema non mi esprimo…
OLIVIA Il modo in cui avete risposto a questa domanda fa una grande differenza. Mi limito a registrare, Bisogna vedere se questa è una strategia vincente…
ADRIANA La mia generazione aveva una spiegazione su tutto. Avevamo un’eccedenza di teoria per la quale ci veniva spontaneo prendere posizione su ogni cosa. Forse, prima poi capiterà anche voi.
JACOPO Consideriamo i Fridays for Future: se i manifestanti fossero scesi in piazza sostenendo che il capitalismo mondiale sta portando alla distruzione il pianeta, quanta gente sarebbe scesa in piazza? Pochi. Con un messaggio costruito moto più intelligentemente è nato invece il più grande movimento degli ultimi anni dopo l’Onda. Così facendo è stato possibile coinvolgere molte più persone sul pericolo drammatico che grava sul pianeta. Poi è chiaro che le cause del problema sono identificabili politicamente, ci sono interessi precisi che lo determinano. La forza della manifestazione nasce dal modo in cui costruisci il messaggio, dal modo in cui lo rendi appetibile ad una società che non è più quella di Genova 2001, ma una società che ha perso tutta una serie di riferimenti, di grandi speranze realizzabili, e quindi devi costruire un messaggio che sia adatto a questa situazione.
LCCS Una propedeutica alla politica, dunque
ADRIANA Anche Arendt si esprime così… No, questa non è una propedeutica alla politica, è un’altra concezione di politica
LCCS Non pensate che il rischio sia quello di fare un lavoro magnifico, che però sarà concluso da altri?
JACOPO Non è detto, vedremo. I gruppi dirigenti non li crei dal nulla. Le sardine sono questa cosa qui, ora, non possiamo farle diventare improvvisamente un’altra cosa.