Comunicato stampa. Lettera aperta ai Responsabili della scuola veronese.

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La città che sale, in una lettera aperta ai Responsabili veneti e veronesi della scuola, ha annunciato di avere richiesto formalmente al Comitato di bioetica regionale  del Veneto un parere in merito alla legittimità etica del “drug test” proposto dall’Amministrazione comunale, dal Dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale e dall’Ulss9 alle scuole veronesi.

“Occorre fare un po’ di ordine in  questo dibattito assurdo – spiega Alberto Battaggia, presidente de La città che sale – su due piani: giuridico e di merito. Sul primo, va chiarito che non esiste nessun “Protocollo sanitario” approvato dagli uffici competenti della Regione Veneto e discusso con L’Ufficio scolastico regionale del Veneto. Alle scuole veronesi è stato presentato invece un “Modello preventivo proattivo” che prevede, tra diverse azioni, anche quella del “drug test”.  Non capiamo perciò il protagonismo di diversi soggetti istituzionali e politici in merito ad un fantomatico “Protocollo sanitario”. Sul secondo, che è quello essenziale, ossia il drug test, abbiamo deciso di interpellare  il Comitato di bioetica regionale  del Veneto, un organismo istituzionalmente  deputato ad esprimere dei pareri sul profilo etico  di progetti come questi”.

L’esigenza di ricorrere al Comitato di bioetica nasce dal modo sgangherato  in cui è stata trattata la proposta in questi giorni. “Diversi attori, politici ed istituzionali – continua Battaggia – si sono rincorsi e sovrapposti in un modo che ha disorientato studenti, genitori e docenti. Questo è accaduto anche per il silenzio dei presidi,  che,  secondo noi,  avrebbero dovuto coordinarsi, aprire un confronto plurale sul tema e assumere una posizione comune rivolta all’intera popolazione scolastica veronese. Viceversa,  l’adesione o il rifiuto del drug test sembra essere diventato un fattore competitivo tra gli istituti. A questo serve l’autonomia scolastica? Non credo proprio!”

Cosa si aspetta La città che sale dal Comitato? “Un parere autorevole, naturalmente;  ma anche  un’indicazione implicita di metodo: non si possono inserire progetti di questa portata con questa disinvoltura. Qualsiasi strategia di prevenzione delle dipendenze proposta alle scuole va giudicata senza  pregiudizi, confrontandosi con tutte le parti in causa, a partire dagli operatori scolastici, avendo come primo ed unico obiettivo la corretta crescita morale e cognitiva dei nostro ragazzi”.

E cosa si aspetta La città che sale dai Responsabili della scuola veronese? “Che si facciano sentire, possibilmente con una voce sola, spiegando come mai siano stati trascinati in questo pasticcio”, conclude Battaggia.

Verona, 15 febbraio 2020

Ufficio stampa
3409822881

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