Focus. Populismo

di Alberto Battaggia

La categoria “populismo” copre tanti fenomeni diversi. I movimenti populisti europei più recenti sono numerosi. In genere si attribuiscono ad essi sei caratteri distintivi: disprezzo per la “politica”; disprezzo per i valori universali; idealizzazione di una comunità di popolo; leader carismatici; comunità di popolo contrapposta alle élites; semplificazione manichea della comunicazione politica. Esiste un populismo di destra, come quello salviniano, ostile, in alto, alle banche, ma anche, in basso, a immigrati e zingari. Il populismo di estrema sinistra, anticapitalistico di Diego Fusari richiama le “moltitudini” antimperialistiche di Toni Negri. Per costoro, ogni rivolta popolare è per natura giustificata. I populismi producono effetti corrosivi sul rapporto tra cittadini e istituzioni democratiche e sulla qualità del sistema politico nel complesso.

Una letteratura scientifica vastissima

La letteratura scientifica sul populismo è vastissima, visto che la categoria è applicata da storici e politologi a numerosissime esperienze politiche della storia mondiale otto-novecentesca. Si spazia infatti dal populismo russo ottocentesco ai tratti populistici dei totalitarismi europei degli anni Trenta, dai regimi populistici sudamericani del primo e del secondo dopoguerra, fino agli attuali populismi europei cresciuti dopo la crisi finanziaria del 2007-13.

Oggetto di vivace confronto sono appunto questi ultimi, più recenti, una costellazione abbastanza ampia di movimenti, che, in Europa, comprenderebbe forze politiche anche piuttosto diverse per origine e contesto. Esse vanno dallo UK Independence Party di Nigel Farage in Inghilterra, al Rassemblement National di Marine Le Pen in Francia, ad Alternative für Deutschland in Germania, a Fidesz di Viktor Orban in Ungheria, a Diritto e Giustizia di Mateusz Morawiecki in Polonia, all’Azione dei cittadini insoddisfatti di Andrej Babis in Repubblica Ceca, al Partito Nazionale Slovacco in Slovacchia, al Partito per la Libertà di Geert Wilders nei Paesi Bassi, a Podemos di Pablo Iglesias Turrión in Spagna, fino ai nostri Lega per Salvini Premier (con i Fratelli d’Italia della Meloni in via di evoluzione populista) e Movimento 5 stelle.
Nel mondo, invece, si cita l’interpretazione trumpiana del Partito repubblicano, la Russia unita di Vladimir Putin, il Partito social-liberale di Jair Bolsonaro in Brasile e il Partito Democratico di Rodrigo Duarte nelle Filippine.

Movimenti populisti in Europa e nel Mondo

I sei caratteri del populismo

Esiste una teoria del populismo contemporaneo? Sembrerebbe di sì. I tratti che maggiormente ricorrono, nelle analisi dedicate al fenomeno, sono riconducibili a questi sei. 1. Disprezzo per le tradizionali forme di organizzazione dell’agire politico, in particolare, verso i partiti. 2. Disprezzo per i valori ideologici universali e di lungo periodo, a favore di obiettivi specifici e chiaramente identificabili; 3. Riferimento ad una “comunità-popolo” omogenea, interclassista, detentrice esclusiva della sovranità popolare, della correttezza morale e di un senso comune connaturato, ingannata da “poteri forti” senza scrupoli; 4. Presenza di un leader carismatico in connessione empatica col popolo del quale il leader dichiara di continuare orgogliosamente ad appartenere. 5. Autorappresentazione della comunità-popolo come alternativa alle élite preesistenti, accusate di corruzione e clientelismo amorale. 6. Semplificazione manichea e banalizzante del discorso politico.

Questi caratteri, con qualche adattamento, sono facilmente riconoscibili nel Movimento 5 stelle e nella Lega di Salvini. Si pensi alla polemica ossessiva di entrambi i movimenti contro le èlites politiche tradizionali; alla irrisione (Lega) o al ridimensionamento (5 Stelle) delle ragioni universali di solidarietà umana nei salvataggi mediterranei; al rapporto di Grillo e Salvini con i loro “popoli”; alle violente campagne pseudomoralizzatrici contro i banchieri corrotti (Boschi) o i servizi sociali degenerati (Bibbiano); ad obiettivi radicali e demagogici come l’uscita dall’Euro.

I pericoli del populismo

Gran parte della pubblicistica concorda sull’effetto gravemente corrosivo che i movimenti e i leader populistici generano sule tradizionali istituzioni liberaldemocratiche. Il nodo è specialmente il carattere indiretto delle moderne democrazie parlamentari. Alle vere o presunte inefficienze amministrative o legislative, i populisti si appellano direttamente al popolo, alla sua saggezza, alla sua moralità, chiedendo un “giudizio di dio” che consenta loro di rimediare alle indecenze della corrotta classe politica al governo. Un copione costante, che si riproduce in ogni paese dove operino movimenti populisti e che opera una costante azione di delegittimazione delle istituzioni democratiche: dai 5 stelle, che volevano “aprire il parlamento come una scatoletta di tonno“, ai “pieni poteri” rivendicati da Matteo Salvini alla vigilia della crisi di governo estiva.

Populismo di destra e di sinistra

E tuttavia ci sono anche differenze non da poco, tra i due movimenti, riconoscibili grazie a categorie tradizionali, come quella di destra e sinistra. Ad esempio, per il partito di Salvini la contrapposizione noi/voi non riguarda solo ceti privilegiati, come le presunte élites tecnocratiche e finanziarie cosmopolite, configurando una sorta di lotta di classe verso l’alto; ma anche gli strati più bassi (o così rappresentati) della società considerati parassitari, come i ‘comunisti’, gli zingari, i fricchettoni dei centri sociali, i musulmani non integrati, i migranti irregolari, i ladri, gli spacciatori…, rinviando ad una lotta di classe verso il basso o addirittura in orizzontale.  

In ogni caso, i populisti non rifiutano la lotta elettorale. I loro slogan e le loro semplificazioni esasperate sembrano fare parte di una strategia di marketing politico: una campagna elettorale permanente finalizzata, alla fine, ad ottenere il voto dei cittadini. Nel contempo, una volta al governo, il loro atteggiamento ostenta una sostanziale sfiducia verso i meccanismi della mediazione politica tradizionale, in nome di una sorta di mandato diretto, proveniente dal loro “popolo”, unico onesto, che li porta a garantire, costi quello che costi, le promesse demagogiche fatte agli elettori.

Si pensi al parlamento che i 5 Stelle dichiaravano di volere “aprire come una scatoletta di tonno” dopo averlo riempito di deputati scelti da qualche decina di clic sulla piattaforma Rousseau. E al famoso “contratto” tra Lega e 5 Stelle, cui seguirono le sciagurate decisioni in materia di pensioni, con la “quota 100″, del tutto incompatibile con gli equilibri dell’Inps; e il “reddito di cittadinanza“, un confuso provvedimento a metà tra forme clientelari di assistenza sociale e politiche attive del lavoro. Esiste poi un populismo di estrema sinistra, come quello teorizzato da Diego Fusaro, che richiama posizioni già sostenute dal suo maestro marx-hegeliano Costanzo Preve, il quale, già decenni fa, con un impasto teorico-ideologico macedonico, teorizzava il superamento delle obsolete categorie di destra e sinistra.

Quella di Fusaro è una lettura apocalittica, antimperialistica ed anticapitalistica dell’economia globalizzata che richiama anche, per certi versi, le analisi di “Impero” di Toni Negri, che individuava nelle “moltitudini” di ribelli del mondo – musulmani compresi – l’estensione aggiornata delle lotte del vecchio “operaio sociale” degli anni Settanta (erede, a sua volta, dell'”operaio massa” degli anni Sessanta). Per costoro, ieri come oggi, sulla base di certezze teologiche, qualsiasi rivolta popolare, quali che siano gli obiettivi consapevoli o inconsapevoli, è giustificata dalla storia. I populismi nazionali finiscono così per contribuire potentemente al degrado della qualità della vita politica democratica nel suo complesso. Sia per la sfiducia ostentata verso le forme indirette di democrazia; sia per la delegittimazione sistematica dell’avversario, considerato un nemico da abbattere a tutti i costi.

Per saperne di più

Per iniziare ad inquadrare il tema, si può iniziare dalla voce “populismo” dell’Enciclopedia Italiana Treccani; meno rigorosa, data anche la natura dell’editore, la voce “Populismo” di Wikipeda, utile se non altro per problematizzare l’argomento. In rete si trovano anche presentazioni agilmente consultabili, come Populismo, a cura di Erica Antonini dell’Università La Sapienza di Roma. Interessante la sintesi Il populismo nel dibattito italiano di Francesco Antenucci, che riassume le principali posizioni emerse tra gli studiosi italiani negli ultimi tempi.

Non mancano numerosi video di giornalisti o ricercatori, sia brevi come Populismo di Marco Montemagno, di 7’46”; di carattere informativo; sia più lunghi, di approfondimento, riguardanti dibattiti come Europa e populismo, divorzio all’italiana, di 53’01”. Qui sotto proponiamo alcuni degli uni e degli altri. Interessanti e abbastanza agili da consultare alcuni interventi più teorici, come quello di Michele Prospero, La popolocrazia e l’ossimoro di un populismo di sinistra, che evidenzia l’ambiguità di questo concetto e, in particolare, l’inconciliabilità con una prospettiva politica di “sinistra”. Tra le tante pubblicazioni recenti, alcune delle più citate sono segnaliamo Populismo 2.0 di Marco Revelli, Populismo e stato sociale di Tito Boeri, Popolocrazia, di Ilvo Diamanti e Marc Lazar, Neopopulismi, di Paolo Graziano.

Populismo
di Marco Montemagno, 7’46’

Populismo.
Treccani Tv, 4’50”

Fascismo e populismo sono uguali?
Corrado Augias, 4’07”

Europa e populismo, divorzio all’italiana
Dibattito sull’antieuropeismo, 53’01”

Il populismo di Matteo Salvini
di Nadia Urbinati, 3’00”

Focus, La curiosa storia del nuovo populismo

Dagli Stati Uniti di Donald Trump all’Italia del 2019, il nuovo protagonista della politica è il populismo. Un’idea che però tanto nuova non è: il suo spettro si aggira per la Storia da secoli.

Riflessioni sul populismo, di di Tullio Fenucci, Ricercatore di Diritto pubblico comparato Università degli Studi di Salerno, Federalismi.it

Populismo, democrazia e limiti del potere politico, di Pasquale Serra, Magistratura democratica

Populismo, è un agile presentazione Powerpoint, parzialmente rielaborata, di a cura di Erica Antonini dell’Università La Sapienza di Roma

Il populismo nel dibattito italiano,
di Francesco Antenucci

Obiettivo del presente articolo è analizzare e discutere criticamente il dibattito delle scienze sociali italiane sul neo-populismo. Nel primo paragrafo ricostruiremo brevemente il dibattito internazionale sul populismo, in modo da individuare il contesto generale della discussione e le principali accezioni con cui termine “neo-populismo” viene utilizzato in ambito scientifico.

Nel secondo paragrafo ci concentreremo sul primo dibattito
scientifico italiano sul populismo (1990-2006) mentre nel terzo e nel quarto tratteremo diffusamente il dibattito più recente (dal 2007 al 2017). La
principale conclusione alla quale giunge il contributo è che l’analisi sul neo-populismo pur avendo messo a fuoco importanti temi come il legame tra
crisi socioeconomica, crisi istituzionale e azione collettiva, ha spesso peccato di mancanza di immaginazione sociologica e di riflessività; non
riuscendo a collocare adeguatamente questo fenomeno nel più ampio contesto delle trasformazioni delle società contemporanee e degli assetti globali di potere e contro-potere. (continua)

Populismo
Wikipedia

Per populismo (dall’inglese populism, traduzione del russo народничество narodničestvo) si intende genericamente un atteggiamento ed una prassi politica che mira a rappresentare il popolo e le grandi masse e a esaltarne i valori positivi.Storicamente il termine nasce in riferimento ai movimenti socialisti e anti-zaristi nella Russia della seconda metà del XIX secolo (si veda populismo russo).

Per lo più usato con accezione dispregiativa e quale sinonimo di demagogia. Il termine è assai diffuso con riferimento al contesto latino-americano nella seconda metà del XX e nel XXI secolo — in maniera indifferenziata per gruppi di destra e di sinistra (si veda peronismo, chavismo) — a indicare un rapporto diretto e spesso carismatico con le masse popolari.Con un significato più neutro negli anni più recenti — e segnatamente nel periodo post-crisi — è diventato di uso diffuso in Europa, per caratterizzare quei partiti e movimenti politici che in forme e con finalità differenti intendono rappresentare gli interessi della popolazione contro quelli dell’establishment e delle cosiddette élite. (continua)

Affari internazionali, Populismo: ricetta che mina Unione europea e America Latina

Diversamente da fascismo, nazismo, comunismo, socialismo, per nominarne alcuni, il populismo è sicuramente un ‘ismo’ anomalo, che non ha contenuti ed è quindi difficile da categorizzare. Si tratta di un modus comunicandi, un contenitore stipato di argomenti che necessariamente prendono la sua forma: una visione manichea della società, divisa tra buoni (la maggioranza) e cattivi (l’élite), condita con una sana dose di personalismo politico e di semplificazione della realtà.

Sissco, Il populismo in Europa ed America Latina

“Populista sarà lei!”. L’epiteto, magari altrimenti espresso, riecheggia da tempo in Italia. Dove il populismo suole essere personificato nella sua espressione ritenuta più pura, più certamente populista: il peronismo.

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